Balotelli: «La Champions League con l’Inter la sento mia! Ibrahimovic no»
Continua il botta e risposta fra Balotelli e Ibrahimovic. L’attaccante ora in Turchia ribadisce la vittoria della Champions League nel 2009-2010, quando lo svedese era passato al Barcellona. Ne ha parlato in collegamento con TVPlay.
LA RISPOSTA – Nuova puntata di Mario Balotelli “contro” Zlatan Ibrahimovic: «È strano che mi abbia attaccato così senza motivo. Ognuno può avere le sue opinioni, ma dire che uno è scarso no. In molte partite Zlatan l’ho ringraziato per aver risolto cose difficili in campo: non capisco quest’uscita, lui ormai si è creato questo personaggio di fare Dio. La foto con la Champions League? Siccome lui dice che io non sono in campo io ho solamente detto che in questa partita che abbiamo fatto, gli ottavi di finale col Manchester United, lui non stava giocando bene mentre io sì. E continuavo a incoraggiarlo perché voleva vincerla, mentre lui non c’era in campo. Forse ha un ricordo di me in tribuna non veritiero: volevo sempre vincere in campo, anche le partite più importanti mentre lui era assente in campo».
GLI EPISODI – Balotelli torna alla stagione 2009-2010: «Col Chelsea mi ricordo che avevo fatto un tunnel a Frank Lampard. Ogni volta che mi passava accanto ridevo, finché nel secondo tempo fa finta di crossare e mi mette a sedere. Mi sono chiesto perché gli avessi voluto fare il tunnel (ride, ndr). Il gol al Rubin Kazan? Era tutta la settimana che mi allenavo a calciare col pallone della Champions League, perché se la prendevi bene andava dove voleva».
UNO CONTRO L’ALTRO – Balotelli torna sulla risposta a Ibrahimovic: «Sentire mia quella Champions League? Assolutamente sì. Sinceramente fino a oggi non pensavo ci fosse neanche il dubbio. Perché poi è normale che, se dobbiamo dare i meriti, quando una squadra vince la Champions League non vai a dire sì a uno e no a un altro. Ovviamente ha più meriti Diego Milito di me, ci mancherebbe: ha giocato di più e ha fatto tutti i gol decisivi, con doppietta in finale. Se dobbiamo fare distinzioni in squadra magari ho più meriti di alcuni e meno di altri. Non è una questione di essere forte».