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La festa scudetto dell’Inter segna un ‘prima’ e un ‘dopo’. E sia solo l’inizio!

Le immagini della festa scudetto dell’Inter sono ancora nitide, dopo quanto visto ieri. Un qualcosa di memorabile, che va di pari passo con la voglia di vedere questa squadra primeggiare ancora.

AL MEGLIO – Piazza Duomo con 300.000 persone, 71.686 per Inter-Torino allo stadio, più non si sa quante altre migliaia in giro per Milano durante la parata coi due pullman scoperti. Sono i numeri – impressionanti – della festa scudetto dell’Inter, un qualcosa che si farà fatica a dimenticare. Perché, per imponenza di quanto successo, in Italia una cosa del genere si era vista poche volte. Sicuramente non due anni fa per il Milan, sicuramente quasi mai per la Juventus. Si ricordano la Roma nel 2001, il Napoli un anno fa e l’Italia che vinse i Mondiali nel 2006. Ma di certo ieri si è scritta una pagina di tifo e di interismo, al netto di minime difficoltà fra cui lo sfottò di Denzel Dumfries a Theo Hernandez sul quale ora indaga la Procura Federale.

La festa scudetto dell’Inter: punto fermo e motivo per consolidarsi

IL TRIONFO – Le centinaia di migliaia di tifosi dell’Inter che hanno idealmente abbracciato i due pullman, costretti a impiegarci ben sette ore per fare otto chilometri, fanno capire l’immenso amore del popolo nerazzurro per i nuovi Campioni d’Italia. Uno scudetto conquistato travolgendo ogni avversario (a proposito: l’ultima delle diciannove avversarie non ancora battuta è il Sassuolo, prossimo avversario sabato) e chiudendo il discorso nella maniera più memorabile possibile: in casa del Milan secondo in classifica, nel sesto derby consecutivo vinto. Le scene viste lunedì scorso e ieri sono impossibili da dimenticare. Se la stracittadina valsa lo scudetto segnava un “prima” e un “dopo” nella storia dei derby ora anche la festa dell’Inter fa altrettanto. Perché eguagliare le celebrazioni viste dalla mattina alla sera sarà difficile.

DA PROSEGUIRE – Ora c’è un obbligo, morale e non solo: far sì che di queste feste scudetto l’Inter ne abbia altre. Questo si fa solo mantenendo la squadra competitiva. Ieri Piero Ausilio e Giuseppe Marotta hanno fatto capire che la volontà societaria sia questa. Il ventesimo scudetto dev’essere un punto di partenza, non certo di arrivo. Un ciclo che Simone Inzaghi e tutti gli altri componenti hanno reso vincente, ma che ora deve proseguire partendo dalle ultime giornate. Perché, dopo la striscia vincente della Juventus, dall’Inter 2020-2021 in poi nessuna ha bissato la vittoria della Serie A. Da agosto si ripartirà da zero, con l’obiettivo di fare in modo che fra un anno ci sia un’altra festa del genere. Magari migliorando anche i risultati nelle coppe. Perché, a questo punto, l’Inter deve prendersi lo scettro di squadra leader indiscussa in Italia. E – se possibile – non solo dentro i confini nazionali.

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