Lautaro Martinez è tra i primi dieci del Pallone d’Oro, grazie alle prestazioni spettacolari della scorsa stagione. Proprio quelle mancano oggi a Simone Inzaghi e a tutti i tifosi dell’Inter. Contro la Juventus, infatti, la prestazione dell’argentino è stata ancora una volta deludente. Ma cos’è che non va al capitano nerazzurro? Il bomber fatica a brillare e l’atteggiamento difensivo di tutta la squadra è preoccupante da inizio stagione.
SENZA IL TRASCINATORE – Vero che nei momenti di difficoltà e nelle sconfitte non si parla mai dei singoli, e la cosa più importante è ricompattare il gruppo. Da questa stagione, però, il problema dei gol subiti e della disattenzione hanno caratterizzato inciso tanto, forse già troppo. Come nel caso degli errori difensivi e dei tanti gol subiti dalla retroguardia dell’Inter (la lista dei singoli è lunga Stefan de Vrij ad Alessandro Bastoni, ma anche Yann Bisseck, Benjamin Pavard, Matteo Darmian e Denzel Dumfries). Se parliamo di responsabilità, però, oltre il gruppo come collettivo, i primi a pagare in genere sono due figure. La prima, la più facile, è sempre l’allenatore. Successivamente, in campo, risponde il capitano. Soprattutto se nel caso specifico dell’Inter, il capitano coincide anche con l’attaccante principale. In questa stagione, il rendimento di Lautaro Martinez è stato al di sotto delle aspettative.
CONDIZIONE FISICA – Se lo scorso anno il “Toro” era il terminale offensivo micidiale che portava costantemente la squadra a successi cruciali, oggi il suo impatto appare limitato e discontinuo. Il numero di reti segnate – solo tre in sette partite contro Udinese e Roma -, evidenzia un calo di incisività per un giocatore del suo calibro, nella top 10 del Pallone d’Oro. Il problema potrebbe risiedere soprattutto nella condizione fisica. Proprio nei momenti di difficoltà, il capitano dovrebbe essere il riferimento emotivo e tecnico della squadra, e questa stagione Lautaro Martinez non sta rispondendo alle aspettative. La fascia richiede responsabilità anche nei momenti in cui le prestazioni personali faticano ad emergere. Il capitano ha il compito e il dovere di caricare i compagni, di imporsi, trascinare e tranquillizzare tutto l’ambiente.
MALISSIMO – Oltre ai problemi individuali, l’Inter deve fare i conti con una problematica collettiva, che va ben oltre l’allenatore o il capitano. La difesa quest’anno è andata fin troppo spesso in affanno. Sopra di due gol, la squadra nerazzurra è stata ancora una volta incapace di mantenere il vantaggio. La squadra ha concesso troppe ripartenze agli avversari, una mancanza di concretezza che ha permesso alla Juventus di pareggiare. È impensabile che sul 4-2 una squadra con ambizioni di titolo possa subire una rimonta così netta; una situazione che rispecchia la fragilità della fase difensiva.
GOL SUBITI – Il dato è inequivocabile: in campionato l’Inter ha incassato 13 reti, otto in più del Napoli, leader della classifica. Mentre la difesa in Europa ha mostrato segnali più rassicuranti, mantenendo la porta inviolata nelle prime tre sfide di Champions League, in Serie A il reparto arretrato si è rivelato il tallone d’Achille. Simone Inzaghi ha ammesso i propri errori, ma è chiaro che serve un approccio diverso: il lavoro difensivo deve partire dal pressing degli attaccanti e dalla compattezza dei reparti. Il prossimo trittico di partite (Empoli, Venezia, Arsenal e successivamente lo scontro diretto col Napoli) sarà cruciale per valutare se l’Inter è in grado di ritrovare stabilità e risolvere queste problematiche.
COMPATTEZZA – Alla squadra manca la coesione vista l’anno scorso, e questa fragilità difensiva rischia di compromettere l’intera stagione. Urge un cambio di mentalità, un ritorno all’attenzione difensiva che ha caratterizzato l’Inter di un tempo, quella capace di imporre il proprio gioco e chiudere le partite senza esporsi a pericolosi recuperi. Se da un lato, Lautaro Martinez è chiamato a ritrovare sé stesso, il resto della squadra deve fare altrettanto: il mister ha dichiarato di voler intervenire, ma le parole dovranno essere confermate dai fatti, a partire dalla sfida contro l’Empoli.
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