Zhang e Inzaghi sono i protagonisti assoluti dell’Inter vincente nelle finali dell’ultimo biennio. E in vista della finale più importante in calendario, dopo le troppe critiche ricevute, è il caso di sottolineare il nuovo equilibrio ritrovato in casa nerazzurra. Un equilibrio che ora fa sognare
IL PODIO IN BACHECA – Il Presidente più vincente della storia dell’Inter dopo la Famiglia Moratti. Detto così, a stagione ancora da terminare, fa un certo effetto. Eppure il classe ’91 Steven Zhang, al secolo Zhang Kangyang figlio di Jindong e rampollo del Suning Group, dal 24 maggio 2023 è ufficialmente il terzo Presidente più titolato della storia nerazzurra. Sopra di lui solo Angelo Moratti con sette trofei e ovviamente il figlio Massimo, primatista con undici (che diventano sedici considerando il ruolo più esteso di proprietario, ndr). Poi ecco Zhang, appena 31enne, in Italia dal giugno 2016 ma Presidente solo da ottobre 2018. Meno di cinque anni, già cinque trofei in bacheca. Uno Scudetto con Antonio Conte in panchina, due Supercoppe Italiane e dopo Fiorentina-Inter (vedi analisi tattica) altrettante Coppe Italia con Simone Inzaghi alla guida. La stessa identica bacheca della leggenda Giacinto Facchetti, più che un semplice Presidente nel biennio morattiano 2004-2006, conclusosi con il 14° tricolore, quello più interista di tutti. Cinque titoli nazionali e una Finale di Champions League ancora da giocare, da outsider, contro il Manchester City di Pep Guardiola (vedi focus). A Istanbul 2023 il Presidente Zhang chiederà a Inzaghi di fargli il regalo più grande, soprattutto dopo la delusione di Colonia 2020: l’Europa League persa dall’Inter di Conte per mano del solito Siviglia di Julen Lopetegui in rimonta. Zhang ora è in cerca di “vendetta” e Inzaghi è il suo alleato. Il miglior alleato di sempre.
LA MISSIONE DI COPP(I)A – Il rapporto tra il Presidente Zhang e l’allenatore Inzaghi non si può capire. Uscita per scelta di ridimensionamento (dei costi…) dal troppo ambizioso tritacarne contiano, l’Inter di Zhang trova un nuovo equilibrio fondato sulla pacatezza di Inzaghi. L’allenatore mette a disposizione della società tutto il suo lavoro, il rispetto dei ruoli, la professionalità dentro e fuori Appiano Gentile. In più funge da parafulmine. Inzaghi ci mette la faccia sempre. Anche e soprattutto quando viene abbandonato mediaticamente, finendo per essere il bersaglio di tutti per giustificare errori soprattutto altrui. Ma Inzaghi ci mette soprattutto i trofei. Con la Coppa Italia vinta nella “sua” Roma sono già quattro in due stagioni. La pecca si chiama sempre Scudetto, perso malamente un anno fa a favore del Milan di Stefano Pioli (vedi focus) e mai avvicinato quest’anno a prescindere dai meriti del Napoli di Luciano Spalletti (vedi focus). Il sogno, più che “paracadute” di fine stagione, si chiama Champions League. Per il Presidente Zhang sarebbe il più alto della sua gestione, per l’allenatore Inzaghi probabilmente solo il punto di partenza internazionale. Più che Zhang, è Inzaghi a voler incrementare i suoi titoli in carriera e non solo con l’Inter. Perché, come Conte, anche Inzaghi sa essere ambizioso. E l’ambizione non va confusa con l’ossessione. Zhang ci mette la faccia nelle vittorie ma l’ha fatto anche nella sconfitta a Colonia, a Istanbul in qualsiasi caso dovrà farlo e non esiste occasione migliore: la missione di coppia prevede un’altra coppa per un’Inter davvero internazionale. Una missione impossibile… ma perché non sognare se questa può essere la formula perfetta?
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