Lukaku e l’Inter, un rapporto che sembra andare avanti a prescindere da chiusure personali e problemi oggettivi. Con una costante pero: il colpevole non è mai l’attaccante.
RAPPORTO CON SPIRAGLI – Il rapporto tra Lukaku e l’Inter sembra non esaurirsi mai. Anche quando lui è altrove e le porte sembrano blindate, puntualmente arriva qualche voce che apre qualche spiraglio. Che di nuovo pare rendere tutto possibile, malgrado problemi e chiusure. Con però una costante: un colpevole diverso dallo stesso Lukaku.
STORIA CHE SI RIPETE – Ogni volta che il belga compie una scelta che si rivela infelice la responsabilità viene addossata a un terzo. Una persona esterna, ma nota. Con un ruolo nel suo entourage. Per fare un esempio, ai tempi del suo trasferimento dall’Inter al Chelsea alla fine a pagare, per così dire, è stato Pastorello. Il suo procuratore dell’epoca. Esonerato dall’incarico di lì a pochi mesi. Come a scaricare tutta la responsaabilità su di lui. Come fosse colpevole di aver prima sedotto e poi convinto il giocatore ad accettare il trasferimento. Poi rivelatosi disastroso. Responsabilità sua. Con Lukaku assolto. Quasi vittima persino. E anche adesso, dopo un anno di ritorno all’Inter, sta tornando in auge la medesima dinamica.
MAI COLPEVOLE – Quando sono uscite le prime voci circa le difficoltà dell’Inter a contattare Lukaku, proprio quando la trattativa col Chelsea sembrava chiusa, il primo “accusato” è stato Ledure. L’avvocato che, da quando il belga ha interrotto il rapporto con Pastorello, ne cura gli interessi. Lui è stato indicato come grande macchinatore. Lui aveva cercato altre offerte, lui aveva stimolato le altre big italiane alla ricerca di un’asta per il suo assistito. Quindi, di fatto, lui aveva causato la rottura con l’Inter. Col passare dei giorni però si è aggiunta un’altra versione. Con un nuovo colpevole. Lukaku sarebbe stato manovrato dalla madre, a cui è legatissimo. La quale avrebbe mal digerito la gestione di Inzaghi del figlio negli ultimi mesi del 2023. In particolare il minutaggio nella finale di Champions League. E quindi lo avrebbe persuaso a trovare più considerazione altrove. Tutte voci senza prove, ovviamente. Quindi più o meno credibili. Ma la costante rimane: la scelta, e quindi la responsabilità, non è mai di Lukaku. C’è sempre un terzo a cui ascriverla. Che se la assume, più o meno coscientemente. Col giocatore di fatto assolto. Trascinato da una parte o dall’altra a seconda del referente. Una soluzione che, alla fine, scagiona sempre lo stesso Romelu. E quindi, alla lunga, risulta un po’ troppo comoda visto che assolve sempre lo stesso soggetto. Che in realtà è il protagonista di tutta la vicenda.
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