Odgaard è una delle novità della Serie A dopo il calciomercato invernale di riparazione ma non una novità assoluta in Italia. L’attaccante danese, attualmente in forza al Bologna, è solo un lontano parente di quello appena 18enne visto all’Inter (Primavera) nella stagione 2017/18
FINALMENTE SERIE A – Il nome di Jens Odgaard non suona come nuovo. Il primo gol in Serie A all’esordio con la maglia del Bologna è un bel biglietto da visita. Non si tratta di un debuttante, però. Il classe ’99 danese segna la sua prima rete nel massimo campionato italiano a distanza di quasi cinque anni dalla prima e fino a Bologna-Lecce unica presenza in Serie A. Il 24 febbraio 2019 tra le fila del Sassuolo contro la SPAL, sempre entrando dalla panchina. Al posto di Alessandro Matri in Sassuolo-SPAL (1-1), al posto di Joshua Zirkzee in Bologna-Lecce (4-0). Odgaard non era titolare ieri e non lo è oggi ma si candida a essere il titolare domani. Il potenziale erede proprio di Zirkzee in casa Bologna. Ammesso venga riscattato a fine stagione dall’AZ Alkmaar, che è prorietario del cartellino ma lasciando il diritto di acquisto al Bologna. Il quasi 25enne Odgaard è un altro calciatore rispetto a quello lasciato andare via dall’Inter nell’ormai lontano 2018 in direzione Sassuolo. Da alter ego di Andrea Pinamonti (curiosamente neroverde oggi…) a… cosa esattamente? Bella domanda ma è impossibile fare paragoni adesso.
MATURAZIONE TARDIVA – Odgaard non è più solo un centravanti strutturato fisicamente che sogna di emulare Edin Dzeko ma all’occorrenza anche un interessante esterno offensivo a piede invertito. In pratica un’ala destra che si accentra per colpire di sinistro. E con il piede mancino non fa mancare assist né reti. Un altro profilo di attaccante. Dopo sei anni in giro per l’Europa – tra Italia (Sassuolo in Serie A e Pescara in Serie B), Olanda (Heerenveen, RKC Waalwijk e AZ Alkmaar in Eredivisie) e Svizzera (Lugano in Super League) – Odgaard sotto la guida di Thiago Motta a Bologna può finalmente trovare la sua collocazione. Tecnico-tattica ma non solo. Non sono più le reti a definire il suo potenziale ma la concretezza offensiva all’interno del meccanismo-squadra. Tutta un’altra storia rispetto ai tempi dell’Inter Under-19, quando bastavano fisico e potenza per fare la differenza contro difensori ancora acerbi e minorenni… Oggettivo: 15 reti in 29 partite! Non è detto che diventi un fuoriclasse ma non è questo il punto. Odgaard è l’ennesima dimostrazione che il progetto seconde squadre in Italia dev’essere lanciato a tutti gli effetti: la maturazione di un talento ha tempi non sempre immediati né prevedibili. Aspettarlo continuando a dargli fiducia, anziché sacrificarlo in nome di una fugace plusvalenza e poi perderlo di vista, è il dovere di ogni società che punta alla sostenibilità (anche competitiva…).
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