La parola turnover è spesso accostata a Inzaghi ma in questo avvio di stagione per l’Inter sono più le critiche che i complimenti per la gestione. Le rotazioni principali finora si vedono in Europa. Alla base delle scelte c’è sempre il calendario ma vanno considerati anche altri fattori
MILANO – L’argomento “turnover” da quando Simone Inzaghi siede sulla panchina dell’Inter è ricorrente. E il più delle volte viene utilizzato per muovere critiche contro l’allenatore nerazzurro. Ma cos’è il turnover e di cosa si parla esattamente? Innanzitutto bisogna dire che “turn-over” è un termine altamente specifico utilizzato impropriamente in ambito calcistico. Un concetto che è diventato comune nel linguaggio quotidiano. Un termine prestato al calcio per sottolineare l’importanza di alternare titolari e riserve nelle scelte di formazione fatte dall’allenatore. In pratica per turnover s’intende la rotazione tra i calciatori in rosa ma solo in riferimento all’inizio della partita. La sostituzione a partita in corso non può essere considerata turnover bensì una scelta legata alla lettura della stessa che porta a un cambio. L’avvicendamento tra compagni di squadra nella ripresa, per quanto possa essere strategico, non rientra nel turnover. Ecco perché bisogna ridurre questo tema alla preparazione di una partita. In base al calendario l’allenatore sceglie scientemente di rinunciare a un calciatore (“stanco”) per utilizzarne un altro (“riposato”). E viceversa. In questo preciso contesto come si colloca l’Inter di Inzaghi? Analizziamo la situazione alla vigilia di un turno infrasettimanale di coppa che precede uno scontro diretto in campionato.
TOP-5 MINUTAGGIO – Dopo quattordici partite tra Serie A (11) e Champions League (3), Inzaghi non ha mai rinunciato a un solo calciatore. Il portiere Yann Sommer è l’unico esente dalle rotazioni. Non esiste turnover in porta, ovviamente. E non esisterà mai. Piuttosto esistono scelte dettate dal tenere compatto il gruppo, coinvolgendo anche le riserve. Al momento il dodicesimo Josep Martinez e il terzo portiere Raffaele Di Gennaro non hanno presenze al pari dell’esubero Andrei Radu, che è fuori da ogni lista. A quota zero presenze anche l’esterno Tajon Buchanan, pronto a rientrare dopo l’infortunio, e i giovani Mike Aidoo e Thomas Berenbruch, finora convocati da Inzaghi solo per fare numero in panchina. Escluso il numero uno Sommer, il calciatore più utilizzato da Inzaghi è il centrocampista Henrikh Mkhitaryan, schierato titolare 13 volte su 14 (93%). Per quanto riguarda il minutaggio, seguono l’attaccante Marcus Thuram – con 12 maglie da titolare su 14 (86%) – e il difensore Alessandro Bastoni (86%), che differisce solo per qualche minuto giocato in meno. Il francese 974′ e l’italiano 953′ rispetto ai 1.260′ potenziali. Sulla stessa scia l’esterno Federico Dimarco, scelto dal 1′ in 11 occasioni su 13 convocazioni (85%). Completa la Top-5 per minuti in campo il capitano Lautaro Martinez, con 10 presenze dall’inzio su 13 occasioni (77%). Minutaggio, però, è diverso da titolarità. Ed è questo il punto.
ROTAZIONI STRATEGICHE – Tra i calciatori con maggiore minutaggio, il difensore Benjamin Pavard è il primo per il quale si può parlare di turnover strategico operato da Inzaghi. Anzi, forse è l’unico dei potenziali titolarissimi. Lo score di 9 su 14 (64%) è quello che si avvicina alla strategia di un riposo ogni due partite. Stesso identico discorso per il jolly Matteo Darmian (64%), che fa valere il suo 9 su 14 pur giocando meno in termini di minutaggio. Il francese 855′ e l’italiano 732′ sui 1.260′ disponibili. Per tutti gli altri compagni di squadra bisogna fare i conti anche con gli infortuni. Per intenderci, il centrocampista Nicolò Barella è titolare 10 volte su 11 (91%). Tre volte anche da capitano. Numeri che si avvicinano ai dati dell’insostituibile Mkhitaryan ma con una differenza netta nei minuti giocati. Senza considerare il minutaggio nel recupero oltre il 90′, per l’armeno sono ben 1.016′ su 1.260′ (81%) e per l’italiano solo 835′ ma su 990′ disponibili (84%). Dettaglio da non trascurare. Più che turnover strategico si tratta di turnover fisiologico. Infine, nella formazione titolare dell’Inter, il centrocampista Hakan Calhanoglu tocca le 9 presenze dall’inizio su 11 chiamate (82%), invece il difensore Francesco Acerbi si ferma a 8 su 11 (73%).
DODICESIMO UOMO – Il primo dato “anomalo” è rappresentato dal centrocampista Davide Frattesi, che è l’unico calciatore di movimento sempre schierato da Inzaghi al pari di Mkhitaryan. Stesso numero di presenze del portiere Sommer ma statistiche decisamente diverse. Frattesi è titolare 5 volte su 14 (36%) ed è quindi a tutti gli effetti il “dodicesimo uomo” dell’Inter di Inzaghi. Al contrario di Pavard, per Frattesi vige la regola della titolarità ogni due riposi. Ecco spiegato il turnover inzaghiano e la gestione delle risorse in rosa. Con appena 670′ giocati su 1.260′ (53%), Frattesi trascorre più tempo in campo che in panchina pur partendo spesso da quest’ultima. Meno utilizzato l’esterno Denzel Dumfries, titolare sempre 5 volte su 14 (36%) ma con 580′ (46%). Questo è l’esempio perfetto di riserva che, nell’Inter di Inzaghi, beneficia del turnover. Dumfries si ritrova titolare quando Inzaghi decide di far rifiatare Darmian. E lo stesso vale per Frattesi, quando la rotazione in panchina tocca a uno dei tre forti centrocampisti titolari(ssimi).
GERARCHIE RISERVE – Andando ad analizzare le riserve, la situazione è piuttosto chiara sulle prime scelte. In difesa Stefan de Vrij – 6 su 12 (50%) – è davanti a Yann Bisseck, titolare 6 volte su 14 (43%). Dal punto di vista dell’utilizzo l’olandese può essere definito “dodicesimo uomo”, seguito proprio da Bisseck, in quanto co-titolare. A centrocampo Piotr Zielinski fa registrare un “matematico” 4 su 12 (33%), mentre Kristjan Asllani non va oltre l’1 su 11 (9%). Sulla fascia Carlos Augusto si ferma a 4 su 11 (36%). La coppia formata da Carlos Augusto e Zielinski, insieme alle già citate Frattesi-Dumfries e de Vrij-Bisseck, completa il pacchetto inzaghiano delle alternative ai titolari. In attacco Medhi Taremi, con 4 titolarità su 14 convocazioni (29%), è decisamente più considerato di Marko Arnautovic, utilizzato dall’inizio 2 volte su 13 (15%). Gestione offensiva piuttosto ambigua. Infine, a quota 0 maglie da titolare sia il difensore Tomas Palacios (0 su 8) con una presenza sia l’attaccante Joaquin Correa (0 su 11) con tre. In attesa di scoprire la formazione iniziale di Inzaghi in Inter-Arsenal di Champions League, che sicuramente contribuirà all’approfondimento sul tema turnover, la situazione in casa Inter è chiara. Ed ecco lo schema.
1 – Mai a riposo: Sommer (100% titolare)
2 – Mai titolari: Correa e Palacios.
6 – Mai utilizzati: Josep Martinez, Di Gennaro, Radu, Buchanan, Aidoo e Berenbruch.
2 – Riposo 1 ogni 9: Mkhitaryan (93%) e Barella (91%).
3 – Riposo 1 ogni 6: Thuram (86%), Bastoni (86%) e Dimarco (85%).
1 – Riposo 1 ogni 5: Calhanoglu (82%).
2 – Riposo 1 ogni 4: Lautaro Martinez (77%) e Acerbi (73%).
2 – Riposo 1 ogni 3: Pavard (64%) e Darmian (64%).
1- Riposo/Titolare 1 ogni 2: de Vrij (50%).
1- Titolare ogni 2-3: Bisseck (43%).
4 – Titolare 1 ogni 3: Frattesi (36%), Dumfries (36%), Carlos Augusto (36%) e Zielinski (33%).
1 – Titolare 1 ogni 4: Taremi (29%).
0 – Titolare 1 ogni 5: –
1 – Titolare 1 ogni 6: Arnautovic (15%).
1 – Titolare 1 ogni 9: Asllani (9%).
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