Analisi tattica di Lecce-Inter, terminata 0-4 esattamente come la precedente partita in campionato. La formazione rimaneggiata causa assenza di quattro titolari, a cui si aggiungono altrettante rotazioni già previste, si dimostra all’altezza dell’undici-tipo. E fa impressione. Di seguito la breve analisi tattica, a caldo, della partita giocata dall’Inter di Inzaghi in Serie A
PREPARAZIONE – Le scelte di Simone Inzaghi sono esattamente quelle attese fin dalla vigilia ma stupiscono ugualmente tutti. Tre titolarissimi in campo dal 1′ a Lecce significa Inter “B” a tutti gli effetti. Ed è una scelta obbligata perché ai quattro indisponibili (Yann Sommer, Francesco Acerbi, Hakan Calhanoglu e Marcus Thuram) si aggiungono altrettante rotazioni (Benjamin Pavard, Alessandro Bastoni, Matteo Darmian e Nicolò Barella) previste. Le prime giocate sembrano orientarsi verso una fase di spinta principalmente a destra con maggiore attenzione alla copertura sulla fascia sinistra. La ricerca della profondità è assicurata sia per vie centrali sia laterali ma il poco peso in area di rigore non incentiva la scelta del cross per le due punte. Non manca la verticalità, garantita dalle giocate di Kristjan Asllani davanti alla difesa, come in occasione dell’assist per il vantaggio firmato da Lautaro Martinez dopo un quarto d’ora. L’assenza delle principali stelle della squadra di Inzaghi si nota nella gestione del pallone, che a volte non è ottimizzata come dovrebbe essere. Un po’ di superficialità e tanta imprecisione contro un Lecce piuttosto aggressivo e senza nulla da perdere. Qualche svarione difensivo di troppo sul lato destro, dove l’Inter è più vulnerabile a causa della scarsa alchimia tra i tre “titolari” proposti per la prima volta insieme. Da sottolineare, invece, il sacrificio di Alexis Sanchez tra le linee, sia quando c’è da attaccare sia quando c’è da difendere. Il primo tempo di Lecce-Inter si chiude sul risultato di 0-1: ottimo aver sbloccato la partita alla prima occasione utile, meno buono non sembrare in totale controllo per i due terzi successivi. I margini di miglioramento ci sono e si vedono.
LETTURA – Inzaghi non mette mano alla formazione iniziale nonostante il “pericolo rosso” che incombe su Asllani già ammonito. Ed è una scelta che paga perché l’approccio offensivo dell’Inter porta subito al raddoppio, firmato da Davide Frattesi su assist di Sanchez. Il doppio vantaggio è motivo di sicurezza, quindi di avvicendamento in cabina di regia, dove al posto di Asllani prende posizione Barella. Nemmeno il tempo di riposizionarsi che Lautaro Martinez cala il tris su assist di un incontenibile Frattesi. La facilità con cui l’Inter riesce ad attaccare la profondità, trovando praterie nella metà campo del Lecce di Roberto D’Aversa, è piuttosto imbarazzante. A metà ripresa arriva il primo doppio cambio di Inzaghi, ruolo per ruolo. E subito dopo la rete di Stefan de Vrij, che di testa trasforma in poker il corner battuto da Federico Dimarco e chiude la partita. A 15′ dalla fine Inzaghi inserisce l’ultimo arrivato Tajon Buchanan e addirittura il primavera Ebenezer Akinsamiro, al debutto in Serie A all’età di 19 anni. Uno stravolgimento che consente al Lecce di fare la partita nel finale alla ricerca del gol-bandiera ma che alla fine serve solo a far fare un paio di parate a Emil Audero, che mantiene la porta inviolata sull’esempio di Sommer. Un poker esterno senza sofferenza. Magari è anche ridicolo sottolinearlo ma in questo caso è necessario: Inzaghi mette mano alla sua Inter solo per apportare grandi miglioramenti. Lo 0-4 di Lecce-Inter con la formazione “B” è un segnale troppo forte da ignorare… a tinte tricolori.
NB: Clicca qui per leggere anche l’analisi tattica sulle partite precedenti dell’Inter di Inzaghi.
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