Inter-Bayern Monaco porta a tre il conteggio delle sconfitte stagionali per la squadra di Inzaghi. L’autogol di D’Ambrosio segna la fine delle speranze nerazzurre, già nulle dopo il vantaggio di Sané. Differenza tecnico-tattica imbarazzante tra le due squadre ma è il fattore psico-fisico a preoccupare maggiormente. Certo, pensare di avere la meglio sull’asse Onana-Dzeko è esagerato. Di seguito l’analisi tattica di Inter-Bayern Monaco in Champions League
FORMAZIONE – Ecco il 3-5-2 di partenza dell’Inter scelto da Simone Inzaghi per affrontare il Bayern Monaco in Champions League: 24 Onana; 33 D’Ambrosio ©, 37 Skriniar, 95 A. Bastoni; 2 Dumfries, 22 Mkhitaryan, 77 Brozovic, 20 Calhanoglu, 8 Gosens; 9 Dzeko, 10 Lautaro Martinez.
HIGHLIGHTS – Nel primo tempo, al 25′ Sané si inserisce benissimo tra Dumfries e D’Ambrosio, dribbla anche Onana in uscita e deposita la palla in rete sfruttando al meglio l’eccellente assist taglia-Inter inzaghiana di Kimmich (0-1). Nella ripresa, al 65′ il palo aiuta Onana a evitare un goffo autogol dopo il pallone deviato di testa da Bastoni e non bloccato dal portiere camerunese. Ma l’autogol goffo arriva esattamente un minuto dopo, al 66′, quando D’Ambrosio spazza malamente il tiro-cross di Sané nella propria porta al termine di una bella azione collettiva (0-2).
SOSTITUZIONI – Al 72′, sul risultato di 0-2, Inzaghi cala il poker dalla panchina: fuori Skriniar, Bastoni, Dumfries e Correa, dentro de Vrij, Dimarco, Darmian e Correa. Staffetta in ogni ruolo per conferire un assetto più offensivo sul lato sinistro e più bilanciato a destra. Infine, all’82′ ecco il quinto e ultimo cambio dell’Inter: fuori Calhanoglu, dentro Gagliardini. Ultima modifica in mezzo al campo, giusto per completare i cambi a disposizione e arrivare al triplice fischio finale.
FLOP – La squadra di Inzaghi subisce, non segna ma soprattutto non gira, quindi c’è un problema più preoccupante degli altri: Brozovic (vedi pagelle). Ruotare le mezzali – stavolta Mkhitaryan al posto di Barella dopo aver visto Gagliardini al posto di Calhanoglu nel Derby di Milano – non produce nulla se non funziona il perno centrale. E Brozovic non sta funzionando per niente. Domanda: a che serve aver investito su Asllani se al classe 2002 albanese non viene data fiducia nemmeno nel periodo più buio del recente passato del numero 77 croato? Se l’avvicendamento è considerato azzardato, l’affiancamento adesso dovrebbe essere obbligatorio. Irriconoscibile.
COMMENTO – Inzaghi imposta la partita sul lancio lungo di Onana per Dzeko a scavalcare il reparto avanzato del Bayern Monaco, che attua un pressing asfissiante. L’Inter è da subito troppo bassa e schiacciata nella propria metà campo, così subisce il monologo bavarese. Difendere in cinque non porta grandi risultati nemmeno nelle ripartenze, sebbene due-tre azioni in velocità siano discretamente pericolose. Buona l’iniziativa, nulla la concretizzazione. Chiedere l’impresa contro una corazzata che sembra fare un altro sport è troppo, ma giocarsela con più convinzione sarebbe stato opportuno. La formazione stravolta da Inzaghi può anche avere senso ma alla fine dei giochi sembra solo una “punizione” per Barella. E un regalo per alcune riserve su cui lo stesso tecnico non sembra(va) credere poi molto. Almeno finora. Serviva davvero Inter-Bayern Monaco per questo crash test improduttivo? La Champions League non può mai essere paragonata a un’amichevole pre-campionato, nemmeno per lanciare “segnali” ad ambiente e gruppo…
OSSERVAZIONE – L’Inter scende in campo con la sicurezza di perdere ma con l’illusione di poter evitare la sconfitta in qualche modo. Qualche modo che, però, non sembra essere nelle ipotesi delo stesso Inzaghi. L’approccio nerazzurro è poco convinto e convincente. Non come nel Derby di Milano, perso – meritatamente – per una serie di palesi negatività. In Inter-Bayern Monaco qualcosa di interessante, considerando anche il diverso livello tra le due rose, si vede. Si intravede. La porta viene presa di mira, la difesa fa acqua da più parti, il centrocampo non incide e l’attacco non fa nemmeno il solletico. In particolare, sono le fasce a risultare maggiormente indebolite dalle scelte di Inzaghi. Va un po’ meglio in mezzo, almeno a livello di densità, ma senza allargare il gioco, cercare la profondità, saltare l’uomo e magari effettuare un cross vincente, non si va da nessuna parte. Soprattutto contro una squadra che sulle fasce può vantare gioielli veri, decisivi per i tre punti. L’Inter di Inzaghi, invece, prova a sfruttare l’asse Onana-Dzeko per arrivare in porta: non può bastare. Ma la notizia è che Inzaghi adesso può ragionare anche sull’ipotesi di non avere la coppia Handanovic-Lukaku come poli del suo undici.
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