Ultras Inter, l’inchiesta va avanti. I PM: «Creazione di gruppo armato»
Emergono nuove intercettazioni in merito all’inchiesta ultras dell’Inter, portata avanti dai PM di Milano dopo le misure cautelari di ieri.
SCONTRI – Emergono nuovi dettagli dal resoconto che fanno i pm Paolo Storari e Sara Ombra nella richiesta di misura cautelare in gran parte accolta dal gip Domenico Santoro che, nella giornata di ieri, si è abbattuta sui vertici delle tifoserie di Inter e Milan. Ecco cosa è emerso: «Organizzare e dar vita a scontri con le opposte tifoserie o le Forze dell’Ordine è un aspetto fondamentale della mentalità ultras ed essere un gruppo militarmente forte è essenziale per acquisire, rispetto ed autorevolezza».
GRUPPO “ARMATO” – Dunque, uno degli aspetti fondamentali era quello di costruire una sorta di gruppo armato. E tale necessità sorge nel dicembre 2019, quando alcuni ultras interisti riescono a sfuggire ad un agguato di un gruppo di tifosi catalani del Barcellona. Da qui, infatti, vengono: «Gettate le basi per la costituzione di un gruppo di uomini disposti e, soprattutto, capaci di affrontare scontri fisici ogni qual volta ciò fosse stato necessario. A tal proposito, scrive Calcio e Finanza, lo stesso Andrea Beretta, oggi in carcere per l’omicidio Bellocco, si sarebbe recato in Polonia per avviare una collaborazione con gli hooligans dello Stal Stalowa Wola (squadra di terza serie polacca) e noti per la loro inclinazione alla violenza.
HOCKEY MILANO – Lo stesso Beretta, si legge negli atti, non si sarebbe fermato solo agli hooligans polacchi ma avrebbe anche cercato la collaborazione di Ivan Luraschi, nel 2019 leader Ultras dell’Hockey Milano. Sempre tramite una conversazione telefonica, emerge questo: «Serve una certa organizzazione…un supporto logistico anche dietro a questo tipo di cose. La Curva Nord può produrre 70 hooligans! Vediamo quando 70 hooligans meneranno poi in strada…».