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Genoa-Inter analizzata IN tre punti: se Inzaghi mette Pavard | Ep. 1

Genoa-Inter apre la stagione nerazzurra in Serie A ma il risultato finale non fa felice né l’Inter né Inzaghi, che tornano a casa con un solo punto. Nella rubrica “Day After” di Inter-News.it analizziamo la situazione post-match in tre punti ben dettagliati. Di seguito il primo episodio

MILANO – La prima Inter ufficiale della stagione tradisce le attese. L’episodio che porta al rigore del Genoa – parato ma sùbito ribadito in rete – a tempo praticamente scaduto non può andare giù a Simone Inzaghi, che vede rovinare la sua positiva striscia nerazzurra all’esordio in Serie A dopo tre vittorie su tre. Due punti persi, sì. Analizziamo Genoa-Inter (2-2) di Serie A in tre punti.

Situazione iniziale: l’Inter di Inzaghi non ancora completa né rinnovata

1. CALCIOMERCATO – L’Inter si presenta ai nastri di partenza praticamente senza novità, visto che l’unico acquisto oneroso è il secondo portiere Josep Martinez, ex numero uno proprio del Genoa. Paradossale. Fuori per infortunio il centrocampista Piotr Zielinski, solo in panchina e non al meglio l’attaccante Mehdi Taremi, appena rientrato da un infortunio. Per questo motivo Inzaghi si affida alla sua vecchia Inter, chiedendo un sacrificio extra al capitano Lautaro Martinez (fuori condizione) in attacco. Una scelta dettata dall’abitudine. Alla fine la prestazione, pur con tanti errori di facile correzione, viene fuori e i tre punti sfumano per un episodio ma non c’è molta coerenza. Se l’obiettivo è mandare un segnale all’esubero Joaquin Correa (e a Marko Arnautovic?), praticamente titolare fisso nel pre-campionato e rimasto seduto in panchina a Genova, tanto vale iniziare con il 3-5-1-1 (o 4-5-1) e poi tornare al 3-5-2 inzaghiano nel finale. Se necessario. L’Inter non ha ancora i doppi ruoli coperti, anche causa calciomercato a rilento, quindi il “piano B” dovrebbe prevedere i migliori undici in campo a prescindere dal sistema di gioco. Il focus deve essere sempre e solo sullo stato di forma, non sui nomi. Errore di (sotto)valutazione.

Polemica inutile: sbagliato colpevolizzare Bisseck dopo il 2-2 di Genoa-Inter

2. DIFESA – Il principale problema emerso in Genoa-Inter è il reparto arretrato. Il primo gol di Alessandro Vogliacco in Serie A (anzi, in carriera!) è un regalo di Yann Sommer, che si dimostra poco sicuro in diverse altre occasioni. Non va meglio all’altro “Gianni” nerazzurro, dato che Yann Bisseck a tempo scaduto regala il rigore, che Sommer respinge ma Junior Messias è bravo a ribadire in rete. Focalizzarsi sugli errori del singolo è la cosa più sbagliata che si possa fare. L’Inter a Genova si presenta con una linea a tre guidata dal quasi 37enne Francesco Acerbi a difendere la porta di Sommer, prossimo ai 36 anni. Ed entrambi deludono. Anche più del “pasticcione” Bisseck, che si ritrova titolare per scelta (“merito”) e non per emergenza. Il segreto dell’Inter campione d’Italia è aver reso superficiale le prestazioni del portiere, autore di numerosi clean sheet come conseguenza dell’ottimo lavoro difensivo fatto dal centrocampo in giù. Una situazione da ripristinare. Magari con un nuovo innesto dal mercato in grado di far rifiatare Alessandro Bastoni sul centro-sinistra ma soprattutto di alternarsi con Acerbi e Stefan de Vrij in mezzo. Il punto due si ricollega al primo. Un anno in più si fa sentire. Troppa fiducia immotivata.

Episodio chiave: Pavard pronto a entrare ma poi si siede per il 3-5-2

3. SOSTITUZIONI – La difesa fa danni e annulla una vittoria costruita da Marcus Thuram, che – dovendo fare lavoro anche per il fantasmico Lautaro Martinez – dà un segnale non indifferente. La prestazione del francese da centravanti puro in Genoa-Inter ricorda davvero quella dell’ex Romelu Lukaku ma in versione più snella. Dal punto di vista fisico. L’impressione è che Thuram possa addiruttura raddoppiare il suo bottino di reti rispetto alla prima stagione all’Inter, nella quale si è fermato a 15 gol. La presenza di Taremi aiuta ma a Inzaghi manca una quarta punta affidabile, forse anche una quinta. Discorso legato sempre al calciomercato, mentre le scelte in partita vanno analizzate dal punto di vista puramente strategico. Sul risultato di 1-1 Inzaghi opta per Benjamin Pavard, pronto a entrare al posto di Bisseck per insistere su 3-4-3 ma più offensivo e qualitativo. L’1-2 fa cambiare idea a Inzaghi, che ripristina il 3-5-2 inserendo Kristjan Asllani al posto di Lautaro Martinez. Scelta che non paga. Il discorso è sempre lo stesso: bisogna fare affidamento solo sullo stato di forma e non sui nomi. Asllani non è al meglio, Pavard avrebbe fatto comodo tanto per cercare il gol della vittoria quanto per difenderla. Un’altra conferma arriva anche dall’uscita tardiva dei vari Matteo Darmian ed Henrikh Mkhitaryan, abbondantemente sotto tono. La lezione di Genoa-Inter può essere la seguente: se hai un’idea, portala a termine a prescindere da tutto il resto. Se Inzaghi mette Pavard all’86’, oggi parleremo di altro (o quantomeno non di Bisseck colpevole di aver buttato all’aria due punti).

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